La Misericordia: il volontariato come missione Intervista "a cuore aperto" col Governatore Giovanni Giuffrida
Si fa presto a dire “volontariato”.
A volte si crede di aver concluso la propria missione di solidarietà versando un obolo per una qualunque causa, riempiendo di significato la propria anima per qualche minuto. Altre volte si dedica una fetta importante della propria esistenza agli altri, al dono, al volontariato come missione prima che come strumento.
E’ quello che traspare dalle parole, e dalla quotidianità, di Giovanni Giuffrida, trentanovenne misterbianchese, governatore della “Fraternita Misericordia”.
L’organizzazione è nata nel 1981, per volontà di un gruppo di giovani appartenenti alla Parrocchia di San Nicolò, e da più di trent’anni è impegnata in un’opera di volontariato “totale” nel campo dell’assistenza socio-sanitaria, della donazione di sangue, della Protezione Civile, sia su scenari di emergenza, sia nel supporto al pubblico e al privato per eventi che coinvolgano un numero cospicuo di cittadini.
Quasi duecento persone fra soci e “apprendisti”, questi ultimi pronti a “giurare” in Chiesa dopo aver verificato di essere pronti per questa scelta impegnativa.
“Da qualche anno ci occupiamo principalmente di trasporto e assistenza sanitaria, più che di emergenze, coperte quasi completamente dal 118. Per questo non c’è sempre bisogno del medico sulle nostre ambulanze, ma bastano spesso i soccorritori” – attacca Giovanni – “Nel tempo abbiamo affinato ulteriori attività, anche in ossequio alle esigenze del territorio: per questo siamo presenti al Carnevale, agli avvenimenti sportivi, alle feste patronali. Negli anni novanta abbiamo iniziato l’attività di Protezione Civile, formando un certo numero di volontari per essere pronti a qualsiasi evenienza: siamo stati all’Aquila, in Umbria, a Messina in occasione dell’alluvione. Durante i terremoti abbiamo svolto attività di assistenza nei Campi di accoglienza, spesso convivendo con le scosse di assestamento e con le nevrosi di una popolazione provata dagli avvenimenti. In quelle occasioni mi sento di dire che, complessivamente, la Protezione Civile funzionò molto bene, al netto delle successive scelte politiche, proprio perché il compito è limitato alla fase propedeutica al ritorno a casa del cittadino”.
Con Giovanni non abbiamo concordato nulla sull’intervista, eccetto la possibilità di fare, e ricevere, qualsiasi tipo di domanda, anche e soprattutto quelle “scomode”.
Per questo gli chiediamo subito chi “paghi” i Volontari: “Nessuno” – è la risposta a bruciapelo – “i volontari non percepiscono neppure un centesimo per le attività ordinarie di assistenza, eccezion fatta per i rimborsi spese (con presentazione di scontrini ) nei casi di trasporti che impegnino per un giorno intero. I mezzi, la Sede, la luce e il carburante vengono pagati con le offerte che i cittadini decidono, senza tariffario, di destinare alla Misericordia, oppure col Cinque per Mille sulle dichiarazioni dei redditi, anche se non siamo ancora riusciti a far capire ai Misterbianchesi quanto sarebbe importante per noi percepirli.
E poi c’è il contributo comunale, sempre più esiguo: ormai non basta neppure per pagare il canone di affitto.
Noi ci vantiamo di aver avuto sempre un buon rapporto con le Amministrazioni Comunali, a prescindere dalle appartenenze politiche. Noi siamo ‘apartitici’ e non apolitici, perché la politica è operare delle scelte: siamo semmai doverosamente istituzionali. Non posso non dire che in un Comune come Misterbianco è assurdo che vengano destinati soltanto trentacinquemila euro per tutte le organizzazioni; a noi, per esempio, ne spettano circa ottomila a fronte delle innumerevoli attività che svolgiamo e questo rappresenta una prassi ormai da anni. Le risorse scarse e il metodo di assegnazione del contributo ‘orizzontale’, senza che si tenga conto della progettualità e delle potenzialità, non possono fa funzionare adeguatamente la “macchina”. Ciascuna organizzazione svolge attività differenti e sopportare i costi diventa sempre più difficile. Stiamo lavorando per cambiare le cose, ma temo non sarà facile e di questo passo saremo presto costretti a ridimensionare le nostre attività, a partire dai locali per finire alle ambulanze: è giusto tutto questo?”.
La domanda è retorica, ma la risposta negativa non basta e non può bastare, soprattutto quando si parla di attività rivolte ai soggetti più deboli della nostra Società.
C’è almeno una qualche collaborazione fra le varie associazioni che operano nel campo del volontariato?
“Si, ma solo su progetti specifici. Nessuna dinamica amico-nemico, ma neppure una collaborazione strutturale, anche in considerazione delle differenze che esistono fra le attività svolte”.
Giovanni, ma non sarebbe meglio concepire il tuo ruolo come quello di altri tuoi omologhi di altre Misericordie d’Italia, veri e propri “manager”?
“Ci abbiamo pensato molte volte, ma abbiamo sempre preferito restare quello che siamo, perché l’essenza del volontariato non può e non deve essere quella del business fine a se stesso. Ci pieghiamo, ma non ci spezziamo”.
L’ultimo quesito è “marzulliano” e quindi domanda e risposta sono a carico dello stesso Governatore.
“Ne vale ancora la pena? Si, ne vale la pena. Se non altro perché questo volontariato ci mette a stretto contatto con la sofferenza umana, con la parte più umana e terrena della nostra esistenza. E’ un limite per molti, ma anche un privilegio, perchè ci fa vivere esperienze estreme. E’ un volontariato fisico, basato sulle relazioni attraverso le relazioni. Posso dire per esperienza diretta che chi lo sente nelle sue corde e lo ha vissuto pienamente, percepisce questo valore aggiunto. E’ in corso un giubileo sul tema della Misericordia. Un valore che dobbiamo riscoprire. Noi abbiamo la fortuna di poterlo sperimentare tutti i giorni. Allora mi dico, insieme a tutti i confratelli che ancora ci credono come me: continuiamo, con tutti i nostri limiti e malgrado le mille difficoltà, ma continuiamo, sperando di diffondere questo germe anche a chi non ha mai pensato di fare volontariato. A tutti, donne uomini, adulti e ragazzi. Proprio a tutti”.
Giovanni parlerebbe per ore e anche da questo si capisce l’amore con il quale concepisce questa “missione”, che, per sua ammissione gli ha dato moltissimo dal punto di vista personale, mettendolo a confronto con la sofferenza, con i bisogni altrui, con il dolore.
Ogni suo ragionamento riconduce a questo rapporto che si crea con l’altro, alla soddisfazione interiore che si ricava dal sentirsi utili, dal donarsi, dall’immaginare la propria vita come un percorso comunitario e di tensione spirituale.
Lo spirito della Fraternita Misericordia di Misterbianco è tutta nella frenetica ricerca finale delle foto giuste che raccontino i momenti più significativi di questo gruppo, di questa comunità umana: Giovanni è la punta dell’iceberg, i volontari sono la base sulla quale, da più di trent’anni, si costruisce solidarietà secondo i principi cristiani sui quali l’organizzazione è fondata.
Non abbandonarli, quindi anche raccontare quello che fanno, è un dovere civico, prima che un’esigenza informativa: anche da una intervista “a cuore aperto” si può uscire un po’ più “ricchi”.
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