‘Progetto REPOCI’, perché nessuno vuole più parlare di uno studio sui tumori a Misterbianco? La geologa Aiello: "Ho chiesto più volte all'amministrazione di dare pubblica evidenza agli interessanti risultati. Ma niente!"
Si chiama Progetto REPOCI. È costato 150mila euro. Ma nessuno a Misterbianco ne vuol parlare. Perché? Se l’è chiesto più volte e da qualche anno la dottoressa Angela Aiello, geologa misterbianchese. La professionista, nel 2014, ha scritto più volte all’amministrazione comunale perché si desse pubblica informazione di quello studio condotto sulla comunità misterbianchese quale monitoraggio di patologie oncologiche invalidanti. Uno studio conclusosi nel 2011, ma che fino a oggi non ha avuto evidenza pubblica.
L’argomento è tornato alla ribalta in occasione delle proteste e della mobilitazione contro la discarica Valanghe d’inverno, e della pubblicazione di uno studio della Sanità del Lazio, Progetto ERAS, sul rischio di malattie polmonari e oncologiche per chi abita a meno di cinque chilometri da una discarica di rifiuti.
«Ho come l’impressione – afferma la geologa – che gli attori della lotta contro la discarica di Motta Sant’Anastasia, a vario titolo, continuano ad abbindolare e strumentalizzare una parte di misterbianchesi. Eppure le notizie, gli eventi, le questioni passate non sono state segretate e neppure i documenti cancellati! Mi piacerebbe che la gente di Misterbianco chiedesse e pretendesse la verità, per esempio, sullo studio oncologico condotto sulla popolazione di Misterbianco, perché possa giudicare da sé i contenuti dei primi risultati ottenuti; perché possa semplicemente conoscerli.
E invece che succede? «Invece – risponde – chi conduce la lotta alla discarica ha taciuto o ha presentato a ‘senso unico’ i risultati, ovvero senza interlocuzione e contraddittorio. I risultati del Progetto REPOCI non sono preoccupanti, tuttavia sono davvero molto interessanti».
La relazione finale del Progetto fu validata, il 15 novembre del 2011, dal Dipartimento G.F Ingrassia dell’Università di Catania. Nella relazione, il professore Salvatore Sciacca, responsabile del Dipartimento, scriveva che “in atto, non è possibile associare a eventuali strutture che potrebbero essere individuate come possibili fonti inquinanti, alcun effetto sulla salute delle popolazioni […] non sembra che la presenza della discarica, a oggi, possa essere associata a ‘cluster’ tumorali significativi”.
Per la geologa, occorrerebbe fare attenzione anche ad altre fonti inquinanti e potenzialmente cancerogene. «Chiedo ai miei concittadini, coi paraocchi e non, giusto un esempio – spiega – chi sta pensando alle polveri sottili potenzialmente cancerogene? Chi sta pensando a monitorare l’incidenza d’inquinamento dell’aria lungo le linee viarie strategiche, soprattutto la Catania-Paternò? Comunque, si tenga ben presente, che i gas più pericolosi sono quelli subdoli che non puzzano»
Ma che cos’è nel dettaglio questo fantomatico ‘Progetto REPOCI’? Il ‘Progetto REPOCI – Registro Patologia Oncologica Cronica Invalidante’ è uno studio di epidemiologia clinica e informatica, finanziato nel 2006 dall’allora Provincia Regionale di Catania, per monitorare “la patologia oncologica e cronica invalidante eventualmente correlabile con fattori di rischio ambientale nell’area del comune di Misterbianco”.
Venne presentato, nel mese di luglio 2009, nel centro direzionale Nuovaluce, dall’onorevole Giuseppe Castiglione, allora presidente della Provincia regionale di Catania, dall’assessore provinciale all’Ambiente, Giovanni Bulla, dal presidente del Consiglio provinciale, Giovanni Leonardi e dalla dottoressa Fina Abbadessa, presidente della commissione consiliare provinciale Sanità; c’erano anche tecnici e addetti ai lavori del settore.
Lo studio venne condotto con la collaborazione di 16 medici di famiglia misterbianchesi su una popolazione di oltre 25mila pazienti, in un arco di tempo dal 2006 al 2011; fu possibile realizzare, tra l’altro, un rilevamento della patologia oncologica con la georeferenziazione e la mappatura sul territorio di una popolazione selezionata correlata a fonti inquinanti. Ma sulla discussione dei risultati, che doveva esser fatta a Misterbianco, nel settembre del 2012, non se ne fece più niente. Forse perché troppo a ridosso delle elezioni regionali dell’ottobre 2012?
“Questo non lo so – dice la dottoressa Aiello – so solo che già nel settembre del 2012, l’attuale amministrazione appena insediatasi, aveva ricevuto l’incartamento del progetto. Il 22 gennaio 2014 avevo informato la presidenza del consiglio comunale che il progetto era stato acquisito dal Comune di Misterbianco da oltre un anno perché ne desse comunicazione a tutte le Commissioni consiliari. Qualche mese dopo, ho scritto al sindaco Di Guardo, perché organizzasse un convegno su un monitoraggio oncologico territoriale che, anche con tutti limiti, è pur sempre un primo passo verso l’attenzione alla salute pubblica”.
“Ritenevo – conclude la geologa – e ritengo tuttora a maggior ragione, che uno studio condotto sulla comunità misterbianchese quale monitoraggio di patologie oncologiche invalidanti, ma che fino a oggi non ha avuto evidenza pubblica né dei risultati né dell’attendibilità dei risultati stessi, meriti comunque una discussione pubblica, perché dai cittadini, dai medici, dai tecnici, dagli amministratori stessi possono arrivare proposte, suggerimenti, idee. È un dovere civico”.
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