Rifiuti, in Sicilia “scelte scellerate”. Lo dice la Commissione parlamentare d’inchiesta Presentata oggi a Palermo la relazione sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e sugli illeciti ambientali correlati.
Scelte scellerate fatte dal 2002 in poi, come la previsione dei 4 mega inceneritori e la costituzione dei 27 ATO. Sono quelle di cui avrebbe risentito pesantemente l’attuale situazione della gestione dei rifiuti in Sicilia, fatta di continue emergenze. A certificarlo è la commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e sugli illeciti ambientali correlati, che lo ha messo nero su bianco in una relazione, presentata oggi a Palermo.
Secondo la commissione, l’aver previsto di costruire 4 mega inceneritori ha compromesso lo sviluppo della raccolta differenziata, mentre la costituzione dei 27 Ato ha estromesso i Comuni dalle proprie competenze, provocato una gravissima crisi finanziaria conseguente a una non trasparente gestione di tali società di gestione, le quali sono state uno strumento in mano alla politica per controllare il consenso.
Poi la stoccata: “Questa pesante eredità non è stata superata dall’attuale presidente della Regione”.
La relazione continua sottolineando che “le illegalità continuano a trovare terreno fertile perché le competenze regionali, ossia la programmazione e il controllo, sono state utilizzate in maniera a dir poco inefficace. I commissari hanno quindi bocciato “i poteri derogatori, applicati prima con le ordinanze del governo, poi con quelle di somma urgenza del presidente della Regione” perché non avrebbero raggiunto i risultati previsti”.
Tali poteri, anzi, sarebbero stati “strumenti inefficaci e controproducenti che hanno generato, con le deroghe alle leggi ordinarie e alle disposizioni comunitarie, solo nuove sacche di opportunità agli illeciti”.
Nella relazione della commissione parlamentare di inchiesta c’è anche un richiamo al Piano regionale dei rifiuti, il mancato aggiornamento del quale è oggetto di indagine da parte della procura di Palermo. La mancanza di programmazione genera, per la Commissione, “un approccio costantemente basato sull’emergenza, la contingenza e l’approssimazione. I provvedimenti derogatori escludono dai momenti decisionali o comprimono la capacità di partecipare di enti locali, dell’assemblea regionale siciliana, delle società d’ambito e degli stessi cittadini”.
Poi, la Commissione punta il dito contro le ‘nomine facili’: “In diversi casi le nomine in posti cruciali, decisionali e di controllo, come dimostrato da alcune inchieste, sono state effettuate senza tenere in alcun conto le competenze e le professionalità sulla base di logiche evidentemente estranee al buon andamento della pubblica amministrazione”.
Per la Commissione parlamentare nazionale, dunque, l’intero sistema di gestione dei rifiuti nella regione “è inquinato”. La conferma arriverebbe dalle “importanti indagini giudiziarie per corruzione effettuate dalla procura della Repubblica di Palermo”. Da queste, emergerebbe un “quadro di corruttela […] caratterizzato da estremi di devastante gravità, avendo fatto emergere tutte le patologie di una impropria interazione tra funzionari pubblici e imprese private”.
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