“Aspettando Godot?” Toto-Sindaco: una partita tutta "interna" al centrosinistra?

Le tappe di avvicinamento alla scelta del candidato (o dei candidati) Sindaco da contrapporre a Nino Di Guardo appare sempre più simile a un tappone di montagna del Giro d’Italia: tanti colli da scalare, difficoltà a ogni angolo, insidie che spezzano le gambe dei concorrenti. E fatica, tanta fatica. L’assenza di un “candidato naturale”, di una figura forte capace in questi anni di amalgamare e guidare l’eterogeneo fronte anti-Di Guardo, l’incognita a Cinque Stelle, i veti contrapposti, sono solo alcuni dei fattori che impediscono la scelta di un candidato sul quale convergere “senza se e senza ma”.

A questo bisogna sommare una variabile non del tutto irrilevante: la scomparsa assoluta del centrodestra “politico”, dei suoi rappresentanti ufficiali, del composito e disomogeneo humus culturale che ne costituiva lo zoccolo duro, portando in alcuni anni a percentuali e consensi “bulgari”.

Andiamo con ordine.

La partita, in questo momento, sembra tutta interna al centrosinistra, con i rappresentanti regionali del PD a tirare le fila della costituenda (?) grande coalizione, da una parte o dall’altra: Luca Sammartino e Valeria Sudano, ad oggi saldamente ancorati alla nomenclatura piddina, sono imprescindibili nella ricerca del candidato e non fanno mistero di non essere interessati a chiudere alcun accordo col Sindaco uscente, anche lui rappresentante del partito di Renzi; il nome sul quale farebbero affidamento, al momento, dovrebbe essere quello della settantenne professoressa Maria Antonia Buzzanca, consigliere comunale di lungo corso, di formazione socialista, eletta prima con Nuova Sicilia, poi con Forza Italia e poi con una lista civica collegata all’attuale Sindaco Di Guardo, dal quale si separò dopo due anni dall’elezione.

Sempre dal Nazareno, ma con interessi e aree di influenza diverse, proviene Nicola D’Agostino, altro “emergente” del PD “di rito lombardiano”, che sponsorizza ufficiosamente, da mesi, la candidatura di Matteo Marchese, giovane consigliere che alle ultime elezioni fece incetta di consensi nella lista del Movimento per l’Autonomia, oggi Segretario  provinciale di Sicilia Futura, il contenitore regionale guidato proprio da D’Agostino e Nico Torrisi, amministratore delegato della SAC.

Restando al PD, onnipresente, verrebbe dato “in quota” Anthony Barbagallo, assessore regionale al Turismo, anche Marco Corsaro, ex vicesindaco da qualche giorno dimessosi in polemica col Sindaco: nel suo caso sono tanti, forse troppi, i maggiorenti che ne sponsorizzerebbero la candidatura, perché anche il senatore Firrarello, come Giuseppe Castiglione, hanno sondato il terreno per capire quali margini ci siano per nobilitare l’addio a Di Guardo con una investitura ad erede designato; la strada, però, è impervia, come abbiamo già sottolineato in un precedente articolo, visto che i possibili compagni di strada chiesero a Corsaro un passo indietro molti mesi fa e non a ridosso della scadenza elettorale.

In questo scenario nessuno di noi vorrebbe essere nei panni di chi dovrà assegnare il simbolo ufficiale del PD: affidarsi a una “riffa”, oppure toglierlo proprio dalla disponibilità di chiunque, perdendo una occasione di visibilità con la scadenza delle elezioni regionali alle porte? Ai posteri l’ardua sentenza. L’ipotesi più accreditata è che i mille rivoli si presentino alle elezioni del consiglio comunale dissolti nelle tante sigle “civiche” che cominciano ad affacciarsi sul panorama politico cittadino.

E le liste del centrodestra? Il progetto politico del centrodestra? Il candidato del centrodestra? Forza Italia? L’UdC cuffariano? La Lega? Fratelli d’Italia?

Ufficialmente l’elettroencefalogramma è piatto e se le liste potrebbero anche spuntare fuori, proprio in relazione alla mobilitazione in vista del rinnovo dell’assemblea Regionale Siciliana, il progetto politico resterebbe un’utopia, così come un eventuale candidato non collegato al fronte anti-Di Guardo.

Il “vulnus” più grave è la totale assenza di Forza Italia, delle sue Sedi e dei suoi rappresentanti, sul territorio misterbianchese, nonostante qualche parlamentare continui ad avere, sulla carta, influenza e consenso: il partito berlusconiano, a Catania ancora molto presente grazie alla massiccia e fattiva partecipazione di una parte degli ex di Alleanza Nazionale, non da segni di vita a Misterbianco da mesi, se si escludono fugaci apparizioni; non sembra avere alcun candidato da mettere sul tavolo delle trattative, ammesso siano presenti su quel tavolo,  e resta alla finestra per capire cosa accadrà e se troverà qualcuno disposto a formare una Lista competitiva con le insegne ufficiali.

Sono lontani, molto lontani, i tempi dei diecimila voti e i consensi diffusi, come lontanissima è l’idea di un centrodestra capace di offrire al paese un “proprio” progetto di governo, senza dover ricorrere ad aiuti esterni o dover edulcorare la propria presenza all’interno di una coalizione, di fatto, a guida PD.

Nel frattempo, per provare ad uscire dall’empasse, gli ufficiali di collegamento cercano, senza trovarle, candidature che rompano gli schemi tradizionali, proprio per unire esperienze diverse e cercare l’amalgama di massiminiana memoria, che come noto non si compra al mercato. Un colpo decisivo alla strategia della “società civile” l’avrebbe dato il “no” di Nino Condorelli, stimato medico già candidato contro Di Guardo alle ultime elezioni, cercato proprio per trovare “la quadratura del cerchio”.

Un capitolo a parte merita l’incognita Cinque Stelle: gli uomini e le donne di Beppe Grillo a Misterbianco, naturalmente, esistono, anche se si fa molta fatica a valutarne il peso elettorale in una elezione amministrativa nella quale giocheranno i tradizionali fattori amicali e familiari, oltre al peso specifico dei consiglieri comunali uscenti e di quello che ruota loro intorno. I nomi che si fanno, ma l’investitura arriverà attraverso le sacre votazioni sul web o dai gazebo, sono quelli di Pasquale Musarra, Giovanni Santagati, Agatino Nastasi o Josè Marano.

“Aspettando Godot”, Misterbianco si interroga sul proprio futuro.

Come sempre, avvolto da una nebbia fittissima.

Paolo Di Caro
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Paolo Di Caro

Classe 1972, Misterbianchese, giornalista, manager pubblico, Sommelier master class. Da due anni, vista la crisi del teatro, anche attore amatoriale. Ex runner con l'artrosi, appassionato di Dylan Dog e Corto Maltese. Per invidia. Il Bilbo Baggins che era in lui è partito, Frodo non ha più l'Anello e anche Gandalf non è che si senta benissimo. A parte questo, non molla mai.

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