Di Guardo/Crono: il Sindaco eterno che “divora i suoi figli” La storia infinita (e spregiudicata) del Sindaco per sempre

A Misterbianco il passato non passa mai.

E a Misterbianco Nino Di Guardo è il passato, il presente e, a meno di colpi di scena, anche il futuro.

Il Sindaco per tutte le stagioni gioca da anni con le debolezze e le paure dei propri concittadini, con il conservatorismo degli abitanti del “centro”, con la vocazione al potere per il potere di parte dei “politici” del centro e delle frazioni, con l’invidia ancestrale dei Misterbianchesi che affossa qualsiasi tentativo di emersione dalla palude della minestra riscaldata (e ormai indigesta).

E giocando, vince: perché è bravo, cinico, baro talvolta, ma solo quando il risultato finale impone di andare oltre “la legge morale sopra di noi”.

Di questo passo Di Guardo vincerà all’infinito, quanto meno fino a quando il Padreterno gli concederà la permanenza su questa Terra (gli auguriamo per altri cento anni): i possibili, presunti oppositori si squagliano come neve al sole non appena il profumo delle urne comincia a diventare più intenso, non appena i pezzi da novanta entrano pesantemente in gioco e le promesse elettorali vanno oltre le invalicabili questioni di principio brandite come spade sui manifesti controfirmati in cinque anni da eterogenei manipoli di consiglieri comunali.

I leoni diventano agnelli, gli insulti si trasformano in sussurrati “meno peggio”, i giovani diventano vecchi e i leader tornano gregari, aspettando “il prossimo giro”, “tanto ormai è l’ultima volta”, “non finirà la legislatura”.

E  lui, l’inossidabile “massaro”, gongola e incassa, resuscitando ogni volta dalle proprie (presunte) ceneri, disintegrando ideologie, coerenza, questioni di principio, sempre sulla linea di galleggiamento da decenni, fin da quando amoreggiava con la diabolica Democrazia Cristiana degli anni ’80, facendo il Sindaco del “compromesso storico”, salvo poi “profanarne il cadavere” quando serviva l’etichetta del paladino antimafia; fin da quando gli attuali proprietari della discarica, forse allora candidi come la neve, erano beneficiati dalle “somme urgenze” del Sindaco della nuova Misterbianco, per pulire e spazzare in lungo e in largo il paese.

Nino è così, istrionico e totalmente disinteressato alle ideologie e agli orpelli dei suoi partiti di riferimento, ai quali chiede solo il simbolo, per traghettarli verso la vittoria.

Come un novello Crono divora i suoi figli (per evitare di dover cedere loro qualche briciola di potere) a ogni tornata elettorale ne adotta altri, più brutti, sporchi e cattivi possibile, magari gli stessi che dal palco ha insultato a più riprese: “gli onorevoli di Catania”, i “mafiusi”, i “patruni da discarica”, “gli affaristi”, appena suona il gong dell’ultimo giro prima della scadenza per la presentazione delle liste tornano tutti da lui e lui li accoglie, gli trova un posticino e poi li ammazza dopo qualche mese di pannicelli caldi.

E’ già successo nel 2012, con l’odiato (?) Sudano e con gli uomini di Angelo Lombardo, sta succedendo di nuovo con quelli che fanno riferimento all’accoppiata Sudano-Sammartino, fino a ieri nemici giurati, oggi sembra tutti allineati e coperti per assecondare le ambizioni palermitane e romane dei loro capi.

Nino benedice, incassa e porta a casa. In fondo non sono del PD?

Discarica o non discarica, affari o non affari, i consiglieri comunali e “gli affaristi” sono taxi per portarlo lassù, dove osano le aquile, a dispetto di qualunque etica o moralità.

Sindaco, fino a che morte non lo separi.

O no?

Paolo Di Caro
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Paolo Di Caro

Classe 1972, Misterbianchese, giornalista, manager pubblico, Sommelier master class. Da due anni, vista la crisi del teatro, anche attore amatoriale. Ex runner con l'artrosi, appassionato di Dylan Dog e Corto Maltese. Per invidia. Il Bilbo Baggins che era in lui è partito, Frodo non ha più l'Anello e anche Gandalf non è che si senta benissimo. A parte questo, non molla mai.

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