“Dirty Misterbianco”, non è finita qui L'inchiesta sui rifiuti e il filone misterbianchese

La (quasi) quiete prima della tempesta.

L’inchiesta sull’ennesimo scandalo rifiuti alle pendici dell’Etna tocca Misterbianco e lo fa pesantemente, tanto pesantemente che le intercettazioni più “esplicite” trapelate riguardano proprio i rapporti fra la E. F. Servizi ecologici Srl di Guglielmino, funzionari e assessori (seppur questi ultimi non citati con nome e cognome) del centro etneo.

Il funzionario al centro delle indagini e destinatario di un avviso di garanzia, sempre alla luce di quanto riportato dal quotidiano La Sicilia a firma di Concetto Mannisi, sarebbe Orazio Condorelli, oggi in pensione, non arrestato solo perché “non più in condizione di reiterare il reato o inquinare le prove”, proprio in virtù della sua posizione di ex dipendente.

Guglielmino parlerebbe esplicitamente nelle intercettazioni, di “ventimila euro al mese” che tramite il funzionario sarebbero serviti ad oleare gli ingranaggi, con amministratori e altri soggetti come destinatari.

Guglielmino, secondo quanto riporta oggi il quotidiano La Sicilia, a firma di Concetto Mannisi, avrebbe parlato nelle intercettazioni “col Sindaco”, insieme al funzionario infedele e insieme decidevano quali servizi espletare; poi si sarebbe fatto tutt’altro, con minore impiego di uomini e mezzi, lucrando sulla differenza.

Un “sistema” collaudato. Almeno secondo quanto emerso dalle rivelazioni intercettate. Che dovranno essere suffragate da altri elementi di prova e sottoposte al confronto con le posizioni della difesa.

Quando le intercettazioni (e la relativa ordinanza) saranno interamente egualmente pubblicate si capirà a quali anni sia riferito (si parla di un arco temporale molto ampio) e quali siano gli amministratori dei quali parla Guglielmino, così come ulteriori informazioni potrebbero venire fuori dagli interrogatori di garanzia di arrestati e indagati.

Nel frattempo, forse incautamente e con eccessiva tempestività, l’attuale Sindaco minimizza, trincerandosi abilmente dietro il solito “refrain” del Sindaco antimafia: “Misterbianco viene citato impropriamente”, “solo perché nel nostro Comune risiede e ha gli uffici un’azienda incriminata”, “il Comune di Misterbianco non risulta inquisito nè sospettato di nulla”, “siamo bravi a fare la differenziata”.

Non sembra sia un problema di differenziata, egregio Sindaco.

Anche il Consiglio Comunale, convocato ieri, ha “sorvolato” sull’argomento, lasciando al Sindaco Di Guardo il compito di dire che “Misterbianco non c’entra nulla”.

Niente interrogazioni, interpellanze, richieste di chiarimenti, nonostante questa ditta che “casualmente” ha la propria sede a Misterbianco abbia lavorato, eccome, col Comune.

Nulla di nulla.

Eppure, pare che sotto gli occhi “disattenti” di chi ha la responsabilità politica di un “piccolo Comune” di cinquantamila abitanti, dove la mafia esiste solo quando non governa l’attuale primo cittadino (è quello che ama ripetere ad ogni occasione pubblica), qualcuno incassasse ventimila euro al mese e li “redistribuisse”; e tutto lascia presagire che la rete sia destinata ad allargarsi, chiarendo anche a quali anni siano riferiti i fatti contestati e le pesanti accuse.

Stavolta, quindi, non finisce qui.

A Misterbianco, ne siamo certi, da oggi tremano in molti.

 

 

Paolo Di Caro
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Paolo Di Caro

Classe 1972, Misterbianchese, giornalista, manager pubblico, Sommelier master class. Da due anni, vista la crisi del teatro, anche attore amatoriale. Ex runner con l'artrosi, appassionato di Dylan Dog e Corto Maltese. Per invidia. Il Bilbo Baggins che era in lui è partito, Frodo non ha più l'Anello e anche Gandalf non è che si senta benissimo. A parte questo, non molla mai.

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