Caso Santapaola, Attiva Misterbianco: “Di Guardo si dimetta, strappato il cielo di carta del teatrino!” Nota dell'associazione sulla vicenda dell'arresto dell'ex vicesindaco

Riceviamo e pubblichiamo nota di Attiva Misterbianco sulla vicenda dell’ex vicesindaco Carmelo Santapaola arrestato nell’operazione Revolution bet 2:

Uno strappo nel cielo di carta del teatrino!

Chi è Carmelo Santapaola?

Certamente, oggi, è il cugino dei Placenti e solo omonimo del capoclan Santapaola, coinvolto nell’operazione Revolutionbet2 che ha portato al suo arresto e al sequestro del bar, punto di riferimento a Montepalma, quasi l’ufficio su strada dell’ex vicesindaco di Misterbianco; oggi, è il personaggio inquietante delle recenti intercettazioni telefoniche sulla spartizione del paese.

Chi è stato fino a ieri Carmelo Santapaola.

Il padre di famiglia che intesta il bar al figlio per dargli un futuro, già consigliere comunale pluri-eletto anche nel 2012 con la lista Unione Civica per Misterbianco, già Presidente del Consiglio ed anche Vicesindaco fino al 2014 e ancora nel 2017. Sicuramente una foto di famiglia, un taglio di nastri, una consegna premi ce l’abbiamo tutti in bacheca, noi misterbianchesi, con l’insospettabile.

Carmelo Santapaola ha attraversato tutti gli schieramenti politici da Alleanza Nazionale, allora in maggioranza con l’amministrazione di Ninella Caruso, fino all’approdo nello schieramento di Nino Di Guardo dal 2012, quando i suoi voti diventano determinanti per vincere e per governare in compagine con il gruppo degli eredi di Leanza, ora Guardiamo Avanti, giusto gli “smemorati” saliti ieri sul palco a dire che “la storia insegna ma non ha scolari” (loro compresi!).

Chiunque abbia usufruito dei voti portati in dote da Carmelo Santapaola poteva dire di non sapere che fossero il frutto di un voto malato, non libero dal bisogno, facile preda di chi può comprarlo e metterlo a disposizione del probabile vincente di turno, poteva dirlo fino a ieri.

Le intercettazioni della conversazione della Fiat Bravo del 11/05/2012 sulla spartizione del territorio tra i cugini Placenti (al capo 11 dell’ordinanza d’arresto per associazione mafiosa e veri gestori del Bet “Orso Bianco”) e Santapaola (Capo 20 dell’ordinanza “agente e titolare di fatto” unitamente ai Placenti del bar), sono il nostro “strappo del cielo di carta del teatrino” di pirandelliana memoria.

No Sindaco, la questione politica non può essere demandata alla sola “intestazione fittizia dei beni” già sequestrati lo scorso 14 novembre perché è la stessa Procura che nel definire la qualità dei reati, al fine di giustificarne la misura cautelare, ricorda al GIP che l’affermazione di responsabilità, in funzione dell’associazione a delinquere contestata, non presuppone la commissione di “reati-fine”, essendo sufficienti l’esistenza della struttura organizzativa ed il carattere criminoso del programma, insomma, la procura contesta anche “associazione per 416 bis c.p.” all’ex vice sindaco, mentre il Gip non ritiene che la misura cautelare debba essere valutata in ordine a questo capo d’imputazione, ma che Placenti consideri Santapaola “a disposizione” e che l’intenzione sia quella di condizionare la tornata elettorale amministrativa neanche il Gip lo esclude, soprattutto in funzione di ulteriori indagini in direzioni complementari.

Il “buco nel cielo di carta” non ci consente più di banalizzare, anche ad augurarsi, e noi ce lo auguriamo, che Carmelo Santapaola risulti totalmente estraneo all’associazione di stampo mafioso, la raccolta del consenso in politica, come fosse la raccolta delle scommesse da banco per cui “pecunia non olet”, non può essere motivo di vanto per nessuno di quelli alla cui vittoria i voti di Santapaola hanno contribuito ad eleggere e a governare, trasversalmente.

Per questo chiediamo le dimissioni di Nino Di Guardo, oggi, come una presa d’atto della fine del suo quinto mandato, per un politico del suo spessore, che non ha saputo vedere, ascoltare, non ha avuto remore a vincere “a tutti i costi” e a difendere, dal palco di sabato, il Santapaola delle intercettazioni del maggio 2012 non fa onore al “sindaco per passione”, se della sua onorabilità è ancora attento curatore.

Avremmo voluto sentire un altro discorso da padre nobile della politica: “Io sottoscritto, sindaco della Città di Misterbianco, sono stato cieco, non sono stato avveduto, avrei dovuto avere le antenne più alte, più sensibili e mi sono fidato, ho sbagliato a fidarmi e quei voti non vengono depurati perché entrano nel lavacro della mia giunta, siccome sono un buon padre di famiglia anche questa negligenza si paga, la mia onorabilità vale di più, ed anche questo paese non merita un altro scioglimento per mafia. Non con il mio nome sopra. Firmato Nino Di Guardo.”

Sì, questo paese non merita un altro scioglimento per mafia. Se a questo paese ci tiene, come noi non dubitiamo, con le dimissioni farebbe un buon servizio alla sua storia personale ed uno ancora più grande al suo Paese, che comunque ha contribuito a forgiare per tanti anni, ma di cui evidentemente non coglie più gli umori, i passaggi d’epoca, le consistenze demografiche, le appartenenze alle forze del malaffare, le sudditanze ai clan dei “San”.

Attiva Misterbianco

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Redazione

La Redazione di Misterbianco 3.0

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