L’ira di Di Guardo, Mattarella l’ha scampata bella Prima in conferenza stampa, poi in un post su Facebook il sindaco decaduto se la prende con tutte le istituzioni. Tranne una. Per ora
Per la serie “Il senso delle istituzioni per Di Guardo”, in appena due giorni abbiamo registrato: il Prefetto “ha preso un abbaglio”, il Consiglio dei ministri ha fatto un “crimine di Stato”, la magistratura “se aveva le intercettazioni perché non è intervenuta prima”. Per tutti, “o hanno le prove… oppure si devono dimettere”.
Nella cronologia degli eventi irosi del decaduto sindaco ce n’è per ognuna delle istituzioni coinvolte nello scioglimento del consiglio comunale, sia nel corso della conferenza stampa, sia nel post sul social dove annuncia il comizio di domenica sera (sempre che si faccia).
In quest’ultimo caso, Di Guardo addirittura arriva a chiedere le dimissioni (sic!) di quelli che non avessero le prove del condizionamento mafioso della vita del Comune.
Ma dimissioni di chi? Del Prefetto? Del Presidente del Consiglio dei ministri? Degli ufficiali e commissari ispettivi che per sei messi hanno rovistato negli atti amministrativi del Comune? Di quei magistrati che pur avendo le intercettazioni di ben tre operazioni non hanno agito prima?
Meno male che il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, non ha ancora firmato il decreto. Altrimenti, avrebbe chiesto le dimissioni anche per lui. Almeno, per ora.
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