Rifiuti, impianti di compostaggio saturi: l’umido va in discarica Sessanta tonnellate alla settimana declassati come indifferenziati. Non cambia il calendario di raccolta.
Da oggi, giovedì 19 marzo e per sei mesi, la parte umida dei rifiuti sarà conferita in discarica. Assieme all’indifferenziata. La decisione è stata presa dalla commissione straordinaria con l’ordinanza n.9 del 18 marzo 2020. In seguito alla improvvisa chiusura dell’impianto di compostaggio della Raco srl per problemi di carattere tecnico, il Comune si è trovato nella impossibilità di potere conferire presso altri impianti il rifiuto umido. Il rifiuto sarà raccolto sempre tre volte la settimana: lunedì, giovedì e sabato mattina.
Anche l’ASP (azienda sanitaria provinciale) ha dato parere favorevole “per evitare tempi lunghi di permanenza dei rifiuti presso le abitazioni dei cittadini e che gli stessi perdano l’abitudine a differenziare”. L’Asp stessa sottolinea che “tale declassamento dei rifiuti CER 200108, se protratto, potrebbe comportare il mancato raggiungimento della percentuale di raccolta differenziata prefissata dalle Ordinanze Presidenziale e dalle Direttive Dirigenziali del Competente Assessorato.
La misura non è da poco. Si tratta di circa 60 tonnellate a settimana, declassate a rifiuti urbani non differenziati per poter essere conferiti presso l’impianto di Trattamento Meccanico Biologico della ditta Sicula Trasporti s.r.l. Dove i rifiuti verranno trattati per poter essere poi conferiti in discarica.
Un provvedimento necessario, si sottolinea nell’ordinanza commissariale n.9, “al fine di scongiurare disagi e conseguenze negative sulla collettività in termini di igiene e sanità pubblica, oltre alle ricadute sfavorevoli sulla regolare erogazione del servizio di raccolta dei rifiuti”.
L’ordinanza cesserà i propri effetti nel momento in cui sarà individuata una piattaforma disponibile al conferimento di detto rifiuto o che la ditta Raco s.r.l. risolva il problema tecnico che ne ha determinato la chiusura temporanea. Avrà comunque una durata massima di sei mesi, giusta previsione di cui all’art 191 co. 1 del D.lgs. 152/2006.
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