Sanzioni ai tempi del Covid-19, boom di ricorsi: come regolarsi tra moduli e tempistica Le sanzioni amministrative rispondono al regime della legge 689/81 e non al Codice della strada
A pagare e a morire c’è sempre tempo, dice un vecchio adagio. E a pagare le multe elevate durante il lockdown, il confinamento da Covid-19 cioè la malattia da coronavirus, di tempo ce n’è tanto. Molto di più rispetto alle sanzioni da Codice della Strada (CdS). E anche, anzi soprattutto, ce n’è per fare i ricorsi contro quelle multe ritenute ingiuste.
Il fenomeno dei ricorsi contro le multe da lockdown in Sicilia è stato documentato nell’edizione palermitana del quotidiano La Repubblica di domenica 26 aprile. La casistica riportata dal quotidiano è varia. In tanti si sono sentiti vittime di eccessi di zelo. La rabbia è acuita anche dall’ammontare della multa, che non è una semplice contravvenzione per divieto di sosta. Le sanzioni amministrative per inosservanza dei vari DPCM vanno da 400 a 533,33 euro in su. La distinzione è fatta sulla base che la violazione sia commessa a piedi o con l’uso di un veicolo.
Che cosa fare? Come opporsi? Associazioni di consumatori e studi di avvocati sono stati tempestati da un mare di richieste. Vediamo di provare a introdurre degli elementi di chiarezza.
Certo le norme sono confusionarie. Sarà anche per la novità della pandemia in corso. Se poi, in qualche caso, ci si mette pure una modulistica raffazzonata e incompleta, figlia della fretta o di un malinteso senso del dovere oltre ogni ragionevolezza, per il sanzionato raccapezzarsi è dura. Ricordiamo, infatti che il modulo consegnato al multato deve contenere tutte le indicazioni per il pagamento e i tempi di decorrenza dei termini per fare il ricorso.
Tutto ciò espresso, ça va sans dire, in modo chiaro, senza nulla lasciare alla libera interpretazione del cittadino multato. A tutela dei suoi diritti e dell’ente pubblico. Il contravvenzionato, occorre dirlo, non può conoscere eventuali richiami di leggi che stabiliscono la sospensione dei termini, senza che questi siano chiaramente indicati. O interpretare il senso di clausole di stile vuote che confondono e possono indurre in errore il destinatario del verbale.
Tra le indicazioni necessarie che il verbale di contestazione amministrativa per Covid-19 deve contenere, ci deve anche essere l’invito per l’utente multato, a produrre la copia del pagamento se effettuato, al comando che ha elevato il verbale. In modo tale da evitare che il Comando trasmetta al Prefetto un verbale già pagato e che non deve diventare ingiunzione di pagamento.
Che cosa cambia allora rispetto alle multe da CdS? Cominciamo col dire che la materia delle sanzioni amministrative è regolata dalla Legge 24 novembre 1981, n. 689, con le successive integrazioni. Il tempo per pagare con lo sconto del 30% è di 30 giorni, e non di 5 come per le multe da CdS. Le somme, infatti, non vanno al Comune ma allo Stato o alla Regione.
Se per caso, a causa di errate indicazioni, il cittadino ha avuto premura e versato la somma nelle casse sbagliate, ad esempio quelle comunali, deve farsela restituire. E magari vedere se può presentare ricorso o provvedere al corretto versamento all’ente cui spettano i proventi.
Eventuali ricorsi, poi, vanno presentati alla Prefettura di competenza, entro 60 giorni dalla contestazione dell’infrazione, tenuto conto della sospensione dei termini già prevista dalle disposizioni e delle circolari esplicative.
Il Prefetto potrà decidere sul ricorso in 5 anni. Se il ricorso viene respinto, non vale il raddoppio della somma, come invece per le multe da CdS. Anzi, nella istanza di ricorso il cittadino può perfino chiedere, in caso di rigetto, di poter pagare la somma scontata.
Ricordiamo pure che contro l’ingiunzione di pagamento del Prefetto c’è ancora la possibilità di ricorrere davanti al Giudice di pace. Tale ricorso va presentato nei 30 giorni successivi dalla notifica del mancato accoglimento del ricorso dal Prefetto.
Quanti verbali saranno annullati? Non è difficile immaginare che le Prefetture saranno sommerse dai ricorsi. Non è difficile immaginare neanche che il groviglio di disposizioni che mutano velocemente in base ai vari DPCM, su cui da qualche parte è stato avanzato anche il dubbio di costituzionalità, lo stato di precarietà economico-sociale instauratosi con il famigerato lockdown, misto in diversi casi all’eccessivo zelo interpretativo del personale delle varie forze dell’ordine, porterà all’annullamento di tanti verbali.
Insomma, tempo ce n’è. Valutate bene.
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