Elezioni, il Partito Democratico “rivoluzionario” che apre ai moderati e riparte da Di Guardo Intervista con Federico Lupo, segretario del Circolo cittadino del Partito Democratico
La linea è quella nazionale. Ribadita da Debora Serracchiani, capogruppo PD alla Camera, in visita da recente in Sicilia. La linea che da Roma scende fino alle periferie: alleanze elettorali possibili PD/M5S in continuità con quanto succede ai livelli nazionale e regionale (vedi tour dei Dioscuri, Barbagallo/Cancelleri). E “aperture” ai moderati.
E a Misterbianco? Lo abbiamo chiesto a Federico Lupo, segretario del circolo cittadino del Partito Democratico. Che ci ha risposto anche su altri temi che interessano la campagna elettorale per la quale già si scaldano i motori.
«A Misterbianco – risponde Lupo – la linea non è facilmente percorribile. Ci hanno provato nel famoso incontro di venerdì , ma ha portato a un batti e ribatti di dichiarazione degli attivisti che non hanno accettato tale possibilità di accordo. Si è espresso in primis Giarrusso (l’eurodeputato M5S, ndr), e dissentono dalla linea perché la continuità con Di Guardo o con chi è colpevole dello scioglimento non va loro a genio.
Si parla anche di condizioni poste da parte dei pentastellati
Lupo: «Al tavolo delle discussioni i referenti del M5S locale hanno posto delle condizioni perché ci potesse esser una possibile alleanza. Hanno chiesto il vice sindaco, così da poter raccontare questa unione con un accordo vantaggioso da portare ai propri elettori. Ritengo però sia stato un incontro strategico, e che le idee le avessero ben chiare. Di Guardo ha risposto che la carica del vice sindaco sarebbe stata scelta dal sindaco in persona, successivamente e in base anche ai risultati. E che se ne sarebbe riparlato. Ma i loro attivisti hanno risposto comunque picche»
Cambiamo fronte. La Serracchiani ha detto di riaprire il dialogo con i moderati. E che, anche in questo, la Sicilia potrebbe rappresentare un laboratorio. Voi a Misterbianco pensate di poter cercare alleanze anche con quanti al momento dicono di appoggiare Ernesto Calogero o anche lo stesso Marco Corsaro o ancora è troppo presto per dirlo?
Lupo: «Ritengo che sia ancora molto presto, anche se le elezioni ormai sono imminenti, tutte le coalizioni moderate aprono alle possibilità. Lo abbiamo fatto noi con il M5S, allargheremmo volentieri ad altre forze politiche ma che rappresentino un fronte o una linea aderente alla storia che ci appartiene. L’apertura in toto è improponibile. Altri scelgono di allargare a fronti diversi, io come segretario del partito e per la storia che mi contraddistingue, difficilmente mi posso allargare troppo a destra. Anche perché diventerebbe impensabile far collimare due pensieri diversi. Se di alleanze si può parlare, si tratterebbe di condizioni che ci possono mettere tutti sulla stessa barca e remare insieme. Con alcuni mi sembra abbastanza complicato».
La “svolta rivoluzionaria” così evidenziata in alcuni vostri post sui social si sposa poco con la possibile apertura a un fronte moderato.
Lupo (sorridendo): «Non si può negare che all’interno del circolo ci sia un’anima di sinistra forte, storicamente consolidata. Certo può sembrare anacronistico, ma il post era in risposta alla querelle con gli attivisti del M5S, che hanno detto di esser stati cercati, ma in realtà le condizioni perché si facesse questo “matrimonio”, come ama definirlo il sottosegretario Cancelleri, le hanno poste loro».
Dunque, nessuna svolta cubana o venezuelana ma solo “puntualizzazioni” ironiche?
«Credo che il Partito Democratico abbia perso questa anima rivoluzionaria, o forse non l’ha mai avuta o almeno l’ha inglobata al suo interno. Poi magari qualcuno ha un sigaro nella tasca, laddove la storia racconta questo, altri hanno la cravatta o la camicia bianca. Insomma, un partito di moderati con al suo interno piccoli nuclei di sinistra “rivoluzionari”. La vera rivoluzione sarebbe stata trovare un’alleanza molto ampia, forte, diversa. Purtroppo non è stato possibile»
E non sarebbe stato, ad esempio più rivoluzionario puntare su un candidato del tutto nuovo, giovane che cioè anche anagraficamente potesse avere più appeal nei confronti dell’elettorato meno avanti con gli anni?
«Per certi versi anche la candidatura di Di Guardo rappresenta una rivoluzione. Anche perché in realtà, checché se ne dica, è la sua voglia di rivalsa rispetto a un onore violato, non solo personale ma anche di una città che è stata usurpata da un governo, e che comunque ha avuto un danno nei suoi organi elettivi. Per cui anche la candidatura di Di Guardo, discussa in segreteria, regionale e provinciale, rappresenta una forma di rivoluzione».
E il futuro?
Lupo: «Questo ci dà possibilità intanto di rendere giustizia forse alla storia di Di Guardo, per poi programmare, dato anche il limite del mandato, una classe politica nuova, diversa. Ma questo non significa che all’interno della prossima amministrazione non ci possano esser giovani e validi che possano dire la propria e porre le basi per un futuro. È anche vero che dall’altro lato non vedo novità, né Corsaro né Calogero la rappresentano».
Insomma, avviso ai compañeros: «Adelante ma con juicio». Come faceva dire al gran cancelliere Antonio Ferrer il Manzoni. E lui di matrimoni sì che se ne intendeva!
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